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Grotta “Sa Ucca de su Tintirriolu” - Mara

 Indirizzo: territorio di Mara, 07010 Mara (SS)

La grotta è situata nella provincia di Sassari, nella zona di Bonu Ighinu, presso Mara, e dista pochi chilometri dal Santuario di Nostra Signora di Bonu Ighinu. Si apre nel calcare miocenico tipico del Mejlogu. È una delle più belle grotte dell'area di Monte Traessu. Costituita da due ingressi, di recente è stata collegata con la sovrastante Grotta del Pozzaccio. Seconda in lunghezza dopo Su Peltusu che, a sua volta presenta il doppio ingresso, rappresenta una delle più lunghe della provincia di Sassari.

Alla Grotta Sa Ucca de su Tintirriolu, meglio conosciuta nella tradizione popolare come la bocca del pipistrello, si accede da un'angusta apertura che conduce ad una piccola stanza e ad un cunicolo che porta verso una camera più vasta di circa 20 metri per 6 metri. Il basso ingresso è quasi nascosto da un masso ma ben segnalato, con altezza pari a circa 1,20 metri. Proseguendo verso l'interno per circa 10 metri, si giunge ad una porticina metallica sempre aperta. Si carponeggia un poco, per poi sbucare in una sala. D'ora in poi il soffitto tenderà a sollevarsi sino a 20-25 metri d'altezza. A circa 50 metri dall'ingresso, la grotta presenta una diramazione. Questa conduce in uno stretto ambiente e termina dopo una cinquantina di metri. Proseguendo invece nel ramo principale la grotta diventa tortuosa sino a giungere in una bella sala ornata e ricca di vasche. Proseguendo oltre ci si affaccia in un pozzo, il quale è possibile discendere solo su corda, con le relative attrezzature speleologiche. All'interno della grotta scorre un torrentello perenne, che fuoriesce nella valle di Sa Molina.

Fu esplorata per la prima volta nel 1969 da Padre Antonio Furreddu, un sacerdote dedito alla speleologia Nel 1971 fu visitata da Renato Loria e David H. Trump, e da qui le prime testimonianze archeologiche.

La grotta rappresenta uno dei più importanti siti archeologici delle fasi prenuragiche della Sardegna. A partire dalla fine degli Settanta diverse campagne di scavo hanno permesso agli archeologi di mettere in luce una lunga serie stratigrafica che ha fornito, e ancora fornisce, importanti dati e informazioni sui gruppi umani che hanno abitato la nostra isola.

Gli strati più antichi della grotta sono stati datati al Neolitico Medio (4900-4000 a.C.) e alla cultura di Bonu Ighinu, nome dell'area in cui è situata la grotta e che ha dato il nome alla stessa cultura. Qui per la prima volta si trovarono tracce del Neolitico Medio. Lo strato successivo è pertinente al Neolitico Recente (4000-3500 a.C.) ed alla cultura di Ozieri. Seguono nella stratigrafia le tracce della cultura di Monte Claro, datate all'età dei metalli.

La grotta fu verosimilmente usata come abitazione nella parte anteriore. I materiali rinvenuti hanno permesso di ricostruire in parte le caratteristiche dei gruppi sociali che la abitarono. L'aspetto di alcuni materiali (idoletti, figure danzanti incise sul vasellame di ceramica) hanno fatto ipotizzare una destinazione cultuale della grotta. Tra gli oggetti ritrovati i più significativi sono costituiti da materiale ceramico di varie forme (soprattutto ciotole carenate e vasi a bocca larga con collo distinto) e con svariate decorazioni (a zig zag, serie di traingoli, segmenti verticali). Le anse di presa dei vasi sono minucole e spesso figurate a testa umana. Oltre alla ceramica furono ritrovati anche reperti litici (schegge in selce e ossidiana, accette in pietra levigata, una spatola d'osso con la raffigurazione di un viso umano) e resti ossei animali.

Sulla base dei microresti inoltre si ipotizza che fosse già praticata la coltivazione del grano, almeno di Triticum dicoccum, orzo (Hordeum exsasticum) e leguminose quali lenticchie (Lens esculenta) e la veccia. Si ebbero anche conchiglie di Venus, Cardium e Mytilus nonché molte lumache usate come pasto e provviste di fori nell'apice, prodotti con i denti.

Nel vestibolo dietro l'ingresso, che veniva chiuso con un grande masso girevole c'erano 5 stele, idoli che rappresentavano degli esseri sotterranei, gli spiriti della caverna. Da questa camera si continua per un tratto pianeggiante per avere poi un sbalzo di circa due metri e un intrico di diramazioni secondarie. Seguendo la galleria principale in mezzo alle stalattiti e stalagmiti si arriva ad un ampio salone a circa 135 metri dall'ingresso. La grotta continua per circa 1 Km con cunicoli, strettoie e altre stanze e fra strapiombi e crepacci si sente il rumore di un torrente sotterraneo.


http://www.comune.mara.ss.it