Indirizzo: via Castello - 07010 Monteleone Rocca Doria (SS)
Nel tardo XII secolo e nel corso del XIII, un ceppo della famiglia genovese dei Doria riuscì a consolidare la propria presenza nel nord ovest della Sardegna, grazie ad un’abile politica matrimoniale, che consentì il controllo di ampie porzioni del Giudicato di Torres, l’Anglona, parte del Meilogu e l’area di Alghero. Il territorio fu rinforzato con la fondazione di una rete di castelli, residenze fortificate e simboli del potere: nell’altopiano calcareo su cui sorge Monteleone Roccadoria fu eretta una poderosa cinta fortificata, a protezione del borgo e del castello, che si snodava lungo il versante meridionale del colle - denominato Su Monte, ma che in passato, e ancora nel medioevo, veniva chiamato Monte Tutar - mentre le porzioni settentrionali erano difese naturalmente da ripide pendici.
Gli scavi archeologici (1998-2004) hanno chiarito che l’area del castello era ben più ampia rispetto a quanto messo in luce e doveva estendersi a nord, sino agli attuali edifici scolastici: accoglieva gli alloggi per il signore e per la corte, gli edifici per le guarnigioni militare e per gli armamenti, e l’archivio con i documenti sui possedimenti nel territorio. Vi sono state individuate almeno due diverse fasi edilizie. Quella più antica si inquadra nel tardo Duecento: un grande edificio, interpretabile come residenza fortificata, di planimetria rettangolare (m 16 x m 10) con murature dello spessore da m 1,50 a m 2, suddiviso in due ambienti, probabilmente magazzini, con copertura a botte, comunicanti fra loro con un’apertura ad arco. La residenza signorile vera e propria doveva essere ospitata ai piani superiori, organizzati su solai in legno e pavimenti in mezzane di terracotta. Le strutture furono realizzate con grandi blocchi rettangolari di calcare, perfettamente tagliati e legati con malta estremamente tenace, opera di maestranze specializzate nella scelta e nella lavorazione dei materiali.
Alla seconda metà del XIV secolo i reperti datano il consistente potenziamento delle difese del castello per cui l’edificio del tardo Duecento venne inglobato in un percorso difensivo costituito da una cinta muraria e da alcune torri. Gli accessi al borgo erano localizzati nei settori SO e SE della fortificazione, esattamente ai suoi estremi e in collegamento con la viabilità esterna; in prossimità del castello una torre a pianta quadrangolare controllava la porta di accesso chiamata ancora oggi “Porta Fontana”. La cinta proseguiva lungo la parte meridionale del pianoro, per oltre ottocento metri, intervallata da 10-11 torri a pianta circolare utilizzate come punti di avvistamento e riparo per il corpo di guardia, giungendo nella parte occidentale del colle dove, sotto l’altra torre a pianta quadrangolare chiamata “de S’Istrìa” chiudeva il suo tragitto appoggiandosi alle pareti naturali verticali, ed inaccessibili, del Monte Tutar.
La vita nel borgo medievale si interrupe nel 1436, dopo due anni di assedio da parte di una spedizione della Corona d’Aragona contro i Doria, che culminò nella distruzione del castello e del villaggio, cui seguì l’abbandono e lo spoglio durato per lunghi secoli.