La zona del Mejlogu, di cui i comuni del Villanova fanno parte, è un’area che produce cereali, verdure, ortaggi. Sono fiorenti gli allevamenti ovini, da cui deriva la ricca produzione casearia. Terra di rinomate produzioni di paste, di carni pregiate, di formaggi e di dolci, la cucina tradizionale è ricca di interessanti elaborazioni, come il cosiddetto "raviolone", una sorta di strudel salato, a più strati, e di pani di grande sapore.
In tutti i comuni del Villanova, in particolar modo a Romana, il pane, riveste un ruolo fondamentale perché per lungo tempo ha rappresentato la base principale dell’alimentazione di ogni famiglia. La panificazione ha assunto un alto valore simbolico, testimoniato dalla ritualità presente in tutte le fasi della sua lavorazione.
A Romana, dalla lavorazione de "su frommentalzu" (nella lavorazione tradizionale era un pezzo di pasta conservata dalla panificazione precedente) si ottiene "su cumassu", che viene lavorato a mano sul piano dell'antico tavolo di legno, "sa mesa", con la sola forza delle braccia. Una croce viene incisa sulla pasta inacidita, che funge da lievito naturale e le panificatrici, prima di impastare la farina, si fanno il segno della croce. Dopo averlo lavorato per circa un'ora si procede a "sa cariadura" e lo si rende morbido, "ammoddigadu". Viene poi trasferito in "su bottu de pesare" tracciandovi una croce con una leggera pressione effettuata con la mano disposta a taglio e successivamente il segno di due dita in corrispondenza dei due quarti ottenuti. Successivamente la pasta lievitata viene messa in un telo bianco "in pannu" e, predisposto in tante porzioni a forma sferica involte con della farina "imboligadu in sa farentura" in un canestro a base larga "canistreddu mannu".
Una volta che il forno è pronto per la cottura, si possono preparare "Covazzas" (sottili focacce), "Muddizzolu" (il pane delle feste confezionato con la semola), "Loturas" (pane dalla crosta e mollica compatta dalla forma a corona), "Pane 'e cariga" (con i fichi secchi tagliati a pezzi e miscelati con la pasta) ma anche "Cicciones", "Turriones", "Succu" e "Simolinu". Sono le donne a tramandare questa antica arte. Esse sono interpreti, depositarie e custodi di questi antichi saperi, segni distintivi di appartenenza alla propria comunità.